Ho rilasciato questa intervista con un nodo alla gola, un buco allo stomaco. Ma sono abituato a lavorare per risolvere i problemi, e il primo passo per risolvere “un” problema è riconoscere che esiste “il” problema. Oggi su in prima pagina su La Gazzetta del Mezzogiorno la mia intervista.
Ecco alcuni estratti dell’intervista.
«Non ci si può accontentare di una narrazione secondo cui bastano dei murales o portare l’orchestra del Petruzzelli per risollevare le sorti del quartiere San Paolo. Perché non è così». Il consigliere del Municipio 3, Stefano Franco, lo dice con dolore. Con la voce rotta di chi è nato nel quartiere, di chi lo vive e vorrebbe una strategia politica più attenta con una visione di lungo periodo.
«Lo dico con convinzione: ormai non ha più senso vivere qui. C’è un problema di sicurezza, di una micro-criminalità che è tornata a ruggire, di piccoli atti vandalici da parte di ragazzi figli e vittime di questo nulla.»
Il consigliere Franco si muove padrone di un luogo che per lui è sicuramente casa ed ogni parola è come un macigno. «Qui manca la progettazione di lungo respiro, manca una politica che sappia ascoltare. Il San Paolo merita di più di una retorica autoreferenziale»
Quello che brucia di più è l’impotenza. «Credo che la responsabilità è anche della stessa comunità del San Paolo che non è mai riuscita ad esprimere una figura politica che sappia dar voce alle necessità di questo quartiere. Una voce che superi i particolarismi e sappia sedersi a tavolino con i cittadini e programmare quello che si vuole, per il territorio di qui a 10 o 20 anni.»
La voce del consigliere si fa più vibrante. «Avevo avanzato una proposta per una commissione speciale sul Pnrr e decentramento. I Municipi devono diventare voce e braccia operative. Dobbiamo aver la possibilità di fare le cose, di avere fondi per gli interventi e invece no. La mia proposta è stata completamente bocciata. Invece è più facile prendere fondi nazionali o europei e fare iniziative spot che non risolvono i veri problemi. Faccio un esempio, ora si sta realizzando la fogna bianca perché quando piove questo quartiere diventa una piscina, dove non ci si può muovere. Questo è un diritto che fino ad ora c’è stato negato e per il quale non si dovrebbe applaudire, perché è un diritto per i residenti. Qui ci sono disparità di cui nessuno vuole parlare, ma che sono evidenti. Allora non dobbiamo aver paura delle parole e soprattutto di agire, con lungimiranza.»
Fatemi sapere le vostre impressioni.
Sempre dalla vostra parte, sempre a servizio del territorio.